Sangue ed emocomponenti

IL SANGUE

Tessuto connettivo allo stato liquido che circola all'interno di vasi sanguigni formato da elementi corpuscolati che sono sopesi nel liquido plasmatico e che ha la funzioni principali di trasposto di ossigeno (O2) e sostanze nutritive (aminoacidi, glucidi, sali minerali, ma anche ormoni, enzimi e farmaci) alle cellule e trasporta via da esse i cataboliti prodotti (scorie azotate, CO2 - anidride carbonica, ecc).

In questo video il Centro Nazionale Sangue ci spiega cos'è, che funzioni ha e come il sangue vien prodotto dal nostro organismo.

 

 



 TRASFUSIONE

Per trasfusione si intende una procedura terapeutica complessa che prevede la somministrazione per via ematica di sangue o suoi componenti da un donatore ad un ricevente, col fine di reintegrare la massa ematica in toto o di  una sua parte (emazie, plasma, piastrine, fattori della coagulazione).
Trasfusione

DURANTE LA TRASFUSIONE IN CORSO IL PAZIENTE VA MONITORATO ATTENTAMENTE PER I PRIMI 10 MINUTI E SUCCESSIVAMENTE ALMENO OGNI 10 MINUTI

Emocomponenti  principali per uso trasfusionale

 
DALLA DONAZIONE DI SANGUE INTERO DERIVANO DIVERSI EMOCOMPONENTI CHE HANNO SCADENZE DIVERSE E CHE VANNO CONSERVATI A TEMPERATURE DIVERSE

 

 

SANGUE INTERO

E' la trasfusione di sangue prelevato da donatore (omologo) da non più di 7 giorni, non frazionato nei suoi componenti (Unità fresche). L'uso è limitato alla exanguinotrasfusione di neonati con Malattia Emolitica Neonatale (MEN) . Somministrato entro pochi giorni dal prelievo perchè la conservazione (che va mantenuta sempre fra 2 e 6°C) altera le sue caratteristiche biochimiche, con riduzione della  capacità di trasportare ossigeno ai tessuti (ad esempio si latera il pH).
La trasfusione di sangue intero fresco non va confusa con l'autotrasfusione.



SANGUE INTERO DA DONAZIONE PRIMA DELLA SEPARAZIONE NEI SUOI COMPONENTI

IL SANGUE INTERO PER CENTRIFUGAZIONE VIENE SUDDIVISO NEI SUOI COMPONENTI










AUTOTRASFUSIONE
Nell'autotrasfusione il ricevente è lo stesso donatore di sangue (sangue autologo), come avviene ad esempio nella chirurgia d'elezione. La raccolta di sangue per le autotrasfusioni può avvenire mediante tre tecniche differenti:
  • un pre-deposito: il paziente che verrà sottoposto ad intervento chirurgico in
    elezione potrà, se le condizioni lo permettono, donare alcune sacche (ad esempio 3 o 4 per i grandi interventi ortopedici) da 350-450 ml ciascuna, a distanza di alcuni giorni fra loro e dopo che i risultati positivi dell'emocromo lo consentono, nelle settimane e/o giorni che precedono l'intervento chirirgico. Le sacche vengono mantenute a disposizione per quel singolo paziente, a lui solo trasfuse ed eventualmente eliminate una volta portate a scadenza se non necessario trasfonderle.
    Hanno durata di 35 giorni dal prelievo, se correttamente conservate, grazie al contenuto nella sacca di prelevamento di CPD-A (citrato, fosfato, destrosio e adenina). I candidati a questa tecnica sono coloro nei quali vi è una probabilità di necessità di trasfusione > al 10% e in cui si prevede che il valore di emoglobina (Hb) postoperatorio scenda sotto gli 11 g/dL. Possono donare anche i portatori di principali patologie trasmissibili per via ematica (HbsAg +, HCV +, HIV +). E' metodica controindicata nelle infezioni in atto e nelle cardiopatie recenti importanti (esiti di infarto recente, angina instabile), nei bambini e nei soggetti gravemente sottopeso, nei pazienti con Hb < 11g/dL e/o ematocrito <33%.
  •  il recupero peri-operatorio: il sangue viene recuperato direttamente dal
    campo operatorio e dai drenaggi con appositi dispositivi, poi re-infuso allo stesso paziente. E' controindicato nelle infezioni in atto, nella contaminazione del campo operatorio, nei pazienti portatori di neoplasie.
  • l'emodiluizione normovolemica preoperatoria:  le unità di sangue vengono prelevate immediatamente prima dell'intervento ed il volume viene reintegrato con soluzioni colloidi o cristalloidi, poi le sacche vengono reinfuse nel postoperatorio. E' controindicata nei pazienti con infezioni in atto, alterzioni cardiovascolari (soprattutto ipertensione) e cardiorespiratorei, nelle insufficienze  epatiche e renali gravi.







ERITROCITI CONCENTRATI

E' la trasfusione più comune a base di globuli rossi concentrati (o emazie o eritrociti) che derivano dalla separazione attraverso centrifugazione del sangue intero da donatore. Si somministra  per aumentare rapidamente l’apporto di ossigeno (O2) ai tessuti. Si trasfondono Unità di Emazie Concentrate quando vi è una ridotta concentrazione di emoglobina (Hb), quando il consumo di ossigeno a livello tissutale è aumentato (e i meccanismi fisiologici di compenso sono alterati), oppure quando c'è una riduzione importante della capacità ossiforetica del sangue. Fra i diversi preparati eritrocitari ci sono:
  • eritrociti concentrati leucodepleti (EC)
  • eritrociti concentrati leucodepleti lavati (ECL)
  • eritrociti concentrati leucodepleti irradiati (ECI)
  • eritrociti concentrati leucodepleti congelati




Di norma tutte le Unità di globuli rossi concentrati sono leucodeplete: il sangue viene filtrato per rimuovere i leucociti; questo trattamento serve a ridurre il rischio di immunizzazione contro gli antigeni del sistema HLA (leucocitari), ma anche per abbattere il rischio di trasmissione per via ematica di virus che si localizzano nei leucociti (come il CMV = citomegalovirus).
Le principali indicazioni alla trasfusione di Emazie Concentrate si suddividono fra l'ambito medico e quello chirurgico e nell'ambito medico, fra anemie nell'adulto ed anemie di pertinenza pediatrica. Più generalmente si osserva la trasfusione di tale emocomponente in:
  • ambito medico (nell'adulto): anemia cronica grave, non curabile con altre terapie; emergenza ematologica acuta (con valori di Hb < di 8 g/dL) ed emorragia acuta.
  • ambito chirurgico: nella chirurgia di elezione (è però raccomandata l'autotrasfusione di sacche di sangue intero donato dallo stesso futuro ricevente tramite un pre-deposito) e nella chirurgia d'urgenza (impossibilità del pre-deposito).
  • ambito pediatrico: come urgenza neonatologica (della stessa Unità vengono efettuate frazioni delle quali si somministrano più aliquote che vengono preparate dal Servizio Immunotrasfusionale in base alle necessità rilevate) nel corso di anemie neonatali severe ed emorragie acute con shock; nelle anemie pediatriche croniche (ad esempio dai 4 mesi fino alla prima infanzia vengono trasfuse Unità con volume ridotto oppure normale, in base alle indicazioni - è l'esempio delle terapia delle Talassemie per cui invece si somministrano Unità con volumi normali anche nei bambini molto piccoli, utilizzando particolari protocolli per un regime cosiddetto "ipertrasfusionale".
Particolari tipologie di EC sono quelli "lavati": si utilizzano per prevenire le allergie da plasma; nello specifico gli eritrociti vengono lavati con soluzione fisiologica per eliminare il più possibile il plasma residuo. Si utilizzano in caso di storia pregressa di reazioni febbrili post-trasfusionali importanti, nel caso di pregressa porpora post-trasfusionale e per prevenire le reazioni allergiche o anafilattiche nei pazienti con storia pregressa di reazioni allergiche da plasma o nei soggetti carenti di IgA. Vengono anche utilizzate in epoca neonatale o addirittuta intrauterina per ridurre la somministrazione di anticorpi plasmatici incompatibili al ricevente.
Un'altra categoria particolare di EC sono quelli "irradiati": vengono sottoposti al trattamento con radiazioni al fine di inattivare tutti i linfociti presenti. Si usano nei pazienti a rischio di GvHD (malattia del trapianto contro l'ospite); per trasfusione intrauterina/Exsnguino-trasfusione, per immaturi e neonati (fino al 6° mese di vita); negli Immunodeficit congeniti cellulari, per trasfusione con emocomponenti da parenti di I° e II° grado, nella refrattarietà alle trasfusioni piastriniche, nel trapianto allogenico (fino alla fine della profilassi della GvHD), nella donazione di midollo per trapianto allogenico (emocomponenti allogenici trasfusi prima ed in corso di espianto), nell'autotrapianto di midollo, nel Linfoma di Hodgkin e nella terapia con chemioterapici quali i nuovi analoghi purinici (es. fludarabina nei linfomi non-Hodgkin, leucemie acute ed altre emopatie maligne). 




CONCENTRATI PIASTRINICI
LE SACCHE DI CONCENTRATI PIASTRINICI VANNO TRASFUSI SUBITO ALL'ARRIVO NELL'UNITA' DI SOMMINISTRAZIONE
Sono ottenuti da sangue intero, da aferesi oppure da pool di "buffy coat" (il buffy coat indica lo strato di leucociti che si forma tra globuli rossi e plasma quando il sangue non coagulato viene centrifugato). Vengono somministrati nelle piastrinopenie iporigenerative e da consumo ( leucemia acuta, piastrinopenia cronica, nella grave prematurità neonatale, prima  edurante interventi su pazienti a rischio di emorragia, nella coagulazione intravasale disseminata (CID) e per alcuni inreventi su occhi o cervello); nei deficit piastrinici (di natura congenita o acquisita), nella trombocitopenia (autoimmune o neoanatale alloimmune). Devono essere somministrati imediatamente dopo la loro preparazione e trasporto nel reparto di somministrazione, contrariamente ad eritrociti e autotrasfusioni che possono essere conservati .



PLASMA FRESCO CONGELATO

IL PLASMA CONGELATO SI MANTIENE STABILE A TEMPERATURE INFERIORI AI -30°C


E' ottenuto per separazione mediante centrifugazione del sangue intero  o da aferesi da donatore. Le unità di plasma fresco congelato (FFP) hanno volume pari a circa 280 ml (da sangue intero), mentre hanno volume da 300 o 600 ml quelle ottenute mediante aferesi. Una volta ottenute vengono sottoposte a procedura di congelamento rapido (-90°C) entro le 6 ore dalla donazione e conservate in congelatori da -30°C. Lo scopo del congelamento è quello di ottimizzare il contenuto dei fattori della coagulazione. Occore ricordare che persite un rischio, seppur remoto, di trasmissione di infezioni virali mediante la somministrazione di plasma. Le più importanti indicazioni alla trasfusione di plasma sono relative a patologie quali i deficit coagulativi multipli (ad esempio da grave epatopatia e cirrosi), nelle emorragie massive, nei deficit di vitamina K, nella exanguinotrasfusione o trasfusione massiva, nella CID, nei deficit dei fattori della coagulazione per i quali non ci sono preparati specifici (come per il fattore V°), come antagonista degli anticoagulanti a base di warfarin (dicumarolici), nella porpora trombotica trombocitopenica e nella sindrome uremico-emolitica. Prima di essere trasfuso deve essere riportato, mediante apposite stufette alla temperatura corporea; una volta scongelato, se non somministrato non si può più ricongelare e va eliminato (dal Centro Trasfusionale presso il quale deve essere restituito).

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